IVARIA, FEDELE FINO ALLA FINE

Succede anche a te di sentire che ciò che vorresti fare è sbagliato ma, alla fine, decidi di farlo lo stesso?Hai mai sentito una vocina che ti diceva di non farlo ma tu non l’hai ascoltata e le conseguenze delle tue azioni sono state pesanti? 

Tutti sappiamo che nelle ore estive più calde non si deve stare sotto il sole cocente, eppure  quel giorno non mi sembrava facesse così caldo, ma mi sbagliavo. Perdonami!

Era una meravigliosa cavalla Olandese purosangue, alta 1,70 m al garrese e le sue lunghe gambe sembravano sfilare come su una passerella di moda. Ondeggiava con dolcezza e guardarla non era che un piacere immenso. La nostra unione era sbocciata pochi mesi dopo l’acquisto e anche se non si era classificata ai campionati del 2000 a me non importava, era splendida.

L’estate era arrivata con tutto il suo splendore e la natura rigogliosa ci invogliava a stare a stretto contatto con lei. Il sole era caldo sulla pelle ma non sembrava scottare, così decidemmo insieme ad Elena, un’amica di scuderia, di fare un breve giretto verso Barzio, un paese della Valsassina.

Il caldo si sentiva salire nei tratti asfaltati, quindi cercavamo di passeggiare dentro i boschi dove la frescura procurava piacere a tutti.

Entrambe eravamo felici e gioiose: Elena ha dei bellissimi occhi azzurri e i capelli rosso fuoco che con quella luce esaltavano ancora di più i colori del suo essere. I nostri cavalli erano in sintonia e la passeggiata stava volgendo al termine. 

Noi due eravamo tutte sudate e i cavalli sembravano affaticati, nonostante non gli avessimo fatto fare sforzi. Li avevamo fatti abbeverare e rinfrescare nel Pioverna, il fiume più grande che percorre la Valsassina, un tocca sano per loro.

Mancavano  ormai pochi metri alle scuderie, solo un breve tratto di strada asfaltata e poi saremmo arrivate. 

Rilascaia le redini per far sì che Ivaria potesse distendere il collo e trovare beneficio sulla schiena ma appena lo feci lei cadde sulle ginocchia e io non feci in tempo a riprenderla… Fu un disastro!

Pur tirandole il collo all’insù, lei non si alzava e continuava a camminare con i gomiti verso la gomma del campo, a pochi passi da lei. Tutto il suo peso era appoggiato sugli anteriori, le gambe snelle e lunghe si stavano consumando sull’asfalto cocente, dilaniandola.

Quel momento fu infinito. Scesi subito e  mi misi davanti a lei, non la feci proseguire ma tutto avvenne troppo tardi: il sangue aveva già formato una grande pozza. Quando riuscii a farla alzare, un getto di sangue sgorgò come una fontanella a grande pressione dalla gamba; premetti lì con tutta la forza che avevo e i guanti mi aiutarono a tamponarla. Intanto le mie urla avevano fatto accorrere il proprietario del maneggio che intervenne con garze e bende. Cosa avevo fatto? 

Mi continuavo a chiedere il perché di quell’avvenimento, come un tarlo nella mia mente. 

Piangevo e cercavo di stare calma ma non potevo pensare che un gesto così stupido avrebbe costato la vita ad Ivaria.

Il veterinario arrivò presto e non esitò a dire che la mia meravigliosa  Ivaria andava soppressa: non sarebbe stata più in grado di cavalcare, di saltare gli ostacoli e non di  vivere in quel modo.

Ricordo quelle parole come se fosse oggi, la guardai negli occhi mentre piangevo e le accarezzavo il collo. Chiusi gli occhi e la abbracciai: tutti erano in silenzio e io sentii la Voce dentro di me, Lui mi stava parlando. 

Alzai lo sguardo e rivolgendomi al veterinario dissi che non avrei permesso quel gesto. Ivaria doveva vivere e avrei fatto di tutto per far sì che stesse bene.

Non importava se non avrei più potuto cavalcarla, almeno avrebbe vissuto i suoi giorni libera in un prato, anche se zoppa. 

Spesi una fortuna, avevo dei risparmi da parte che mi aiutarono a pagare le cure e tutto il necessario: bende elastiche, garze, disinfettanti, punture che tutti i giorni andavano fatte e sostituite. Dalle sue ginocchia usciva sempre liquido, la cartilagine era stata compromessa, ma potevamo farcela. Pregavo ogni giorno per la sua guarigione e sentivo che sarebbe andato tutto bene, non eravamo sole, Lui era accanto a noi.

I mesi passavano e Ivaria stava meglio. Passeggiava nel prato con le ginocchia bendate ed eravamo ormai consapevoli che le protezioni avrebbero fatto parte di lei per il resto della sua vita.

Dopo mesi di convalescenza, Ivaria stava davvero bene e non era nemmeno rimasta zoppa.

L’incidente le aveva lasciato un difetto di cedimento ma la giusta attenzione sulle redini avrebbe contrastato la caduta.

Ivaria restò con noi per 11 anni. I miei impegni di lavoro non mi permisero più di dedicarle il giusto tempo, così decisi di donarla ad un centro ippoterapico  in Valchiavenna. 

Rimase lì fino alla fine dei suoi giorni. Era amata da tutti i bimbi che, con le loro difficoltà, passeggiavano su un campo di sabbia soffice.

Il nostro Angelo è sempre accanto a noi, in tutti i momenti della nostra vita, e quando ne abbiamo più bisogno interviene, non siamo mai soli. Porta con te un Aiuto  per la tua Anima, ti sentirai al sicuro e la connessione con Lui sarà più forte.

Ti aspetto venerdì prossimo dove ti racconterò un’altro episodio che mi è accaduto, e come il mio Angelo è intervenuto ancora una volta.

In aggiunta, ti lascio il link per scaricare gratuitamente la guida al gioiello: al suo interno troverai anche un piccolo regalo a te dedicato, utilizzabile fino alla fine di marzo scarica guida

Un abbraccio…

Saphira.

 

Correzioni e proofreading

Angela Baldelli