QUELLA CHE PRESERO PER I CAPELLI ERO IO

E’ successo anche a te di andare in vacanza e sentire che sarebbe stato tutto perfetto? 

Ricordi la meravigliosa sensazione di quando scendi dall’aereo e il caldo ti avvolge? Io sì e quella avrebbe dovuto essere la nostra vacanza perfetta ma l’Universo ci ha messo alla prova per l’ennesima volta. 

Era l’ottobre del 1994,  avevo solo 21 anni ma ero estremamente felice di aver sposato l’uomo che amavo con tutta me stessa e il viaggio di nozze in  Egitto era la cosa più incredibile che potessimo fare. Il caldo di Hurghada ci avvolse non appena le porte dell’aereo si aprirono e il profumo di quel luogo ci avvolse inebriando i nostri sensi: eravamo in un posto davvero incantevole. Il villaggio e tutta la sua struttura si estendevano lungo la costa, dove l’immensa piscina faceva da regina con i suoi colori azzurri, e lo sfondo turchese del mare ci tolse il respiro, era impareggiabile. Restammo a contemplare il panorama, stregati da tanta bellezza. Dopo esserci ripresi dal primo momento di stasi, andammo subito ad informarci sulle escursioni e sugli  sport  che si potevano fare.  Ci iscrivemmo subito al corso  d’immersione con bombole, e capimmo che dopo la prima settimana di relax avremmo partecipato a molte attività sportive.

Le giornate passarono nella pace più totale. Il calore del sole sulla pelle e tutto quel relax  avevano fatto allontanare la stanchezza dei preparativi per il matrimonio e qualche escursione aveva dato un pizzico di avventura alla nostra vacanza. Visitammo la Valle dei Re,  il Tempio Funerario di Hatshepsut, Luxor, Il Tempio di Karnak ad Abu Simbel i il Ramesseum. Sembrava di essere in  un sogno, immersi nella storia di quella civiltà meravigliosa. Mi innamorai di quella terra e tutt’oggi la porto dentro me. 

Finalmente  iniziammo  il  corso d’immersione, sarebbe durato una settimana intera in modo da poter ricevere il brevetto di Open Water Diver. Dopo ore di teoria su montaggio bombole, profondità, compressione, decompressione e tanto altro eravamo finalmente pronti!  Ero trepidante, avevo voglia di tuffarmi nel profondo blu. 

La barca prese il largo e il turchese del mare sembrava riempire ancora di più i nostri cuori, già colmi di gioia. Il tuffo nell’azzurro ci fece schizzare l’adrenalina alle stelle, ma dovevamo stare calmi o un eccesso di emozioni avrebbe portato a iperventilazione, con conseguenze poco piacevoli. Tutto il gruppo era in acqua e il pollice di OK dell’istruttore diede il via allo sgonfiamento dei giubbetti, in modo che il peso ci facesse scendere verso il basso.  Vidi con quanta velocità il livello dell’acqua sommerse la mia maschera. Lì sotto regnava il silenzio più totale, solo il rumore del mio fiato nel respiratore mi faceva mantenere uno stato di realtà.  Davanti a me si aprì una visuale immensa e la limpidezza di ciò che vedevo era tale che mi diede la sensazione di essere sempre vissuta in quella meraviglia, proprio come si sente un feto nel grembo della madre. Pace, leggerezza e sicurezza, tutte emozioni provate allo stesso tempo, la  completezza divina dell’anima. I pesci multicolori che ci circondavano facevano del mare un luogo vivo e affollato, dove ogni essere aveva il suo posto. Un equilibrio così perfetto da sembrare irreale, pur avendolo davanti.  Passammo così tutti i giorni seguenti e tutte le volte che uscivamo dal profondo blu io sentivo di lasciarci una parte di me. Non aspettavo altro che tornarci il prima possibile e attendevo il giorno seguente come un bimbo desidera tornare nelle braccia calde e sicure della propria mamma. 

Ci tuffammo ancora, ma ero triste perché sapevo che quell’immersione sarebbe stata l’ultima. Ormai eravamo pratici delle manovre da effettuare e una certa sicurezza faceva muovere velocemente tutto il gruppo nel profondo blu.
Iniziammo a distanziarci, cosa che non si dovrebbe mai fare. Io guardavo gli altri allontanarsi, stavo bene  in quella pace e sicurezza, il mare mi stava cullando e sentivo che tutto sarebbe andato nel modo giusto. Ero in posizione orizzontale e pinneggiavo con molta calma, guardavo il fondale e ammiravo i pesci, fino a perdere il senso della realtà: quella nuova realtà mi piaceva moltissimo, volevo rimanere lì, sentivo che era il mio posto. Ad un certo punto smisi di pinneggiare e il mio corpo si mise in verticale senza che me ne rendessi conto, andai in stallo ed iniziai a scendere in profondità (questo raccontarono le persone del gruppo che si trovavano molto più avanti di me). Tutto avvenne in poco tempo: ricordo che iniziai a sentire un lieve dolore alle orecchie che si trasformò, man mano, in un dolore lancinante. Le coprii con le mani ed iniziai ad urlare dal dolore nel boccaglio, ciò che mi stava accadendo era devastante. 

La mia voce risuonava stridula, mista al dolore dei timpani causato dalla pressione che aumentava gravemente ogni centimetro che scendevo verso il fondale.

Ricordo il mio urlo, NO, il rifiuto di quel momento, di quel luogo, ma il mio corpo non reagiva e continuavo a scendere, sempre di più. Il dolore aveva invaso tutta la testa, era insopportabile. Sentii uno strattone sulla testa che mi portò a reagire, iniziai a pinneggiare. Qualcuno mi aveva preso per i capelli e mi aveva portato verso l’alto. 

Il dolore ai timpani diminuì poco per volta e quando aprii gli occhi vidi davanti a me l’istruttore che mi guardava. Lui era stato il mio Angelo, mi aveva salvata da un danno irreparabile. Fortunatamente non riportai conseguenze da quell’esperienza ma ne rimasi segnata per tutta la vita. Abbandonai il brevetto nel cassetto, anche se ricordo ancora quei momenti di grande pace.

Ho imparato diverse lezioni da questa esperienza. La prima è che se un compagno si affida a te, tu non devi mai perderlo di vista: è la prima regola dei Sub, essere responsabili della vita altrui. 

E se adottassimo questa forma mentis anche fuori dal profondo blu? Secondo te cosa potrebbe accadere?E la seconda credo che tu la sappia perfettamente….

Tutti abbiamo un Angelo pronto a salvarci dai pericoli. Ti assicuro che  il tuo si trova proprio accanto a te,  in questo momento, mentre stai leggendo. Caro lettore, ti abbraccio con tanta Luce, quella che si trova fuori dal profondo blu. 

Ti aspetto venerdì prossimo dove ti racconterò un’altro episodio che mi è accaduto, e come il mio Angelo è intervenuto ancora una volta.

In aggiunta, ti lascio il link per scaricare gratuitamente la guida al gioiello: al suo interno troverai anche un piccolo regalo a te dedicato, utilizzabile fino alla fine di marzo scarica guida

Un abbraccio…

Saphira.

 

Correzioni e proofreading

Angela Baldell

2 pensieri su “QUELLA CHE PRESERO PER I CAPELLI ERO IO

    • SAPHIRA dice:

      Se un Angelo ti salva in estremis significa che il tuo compito, la tua missione, sulla terra non è ancora terminata.

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