CAVALIERE, QUALCUNO PENSA A TE !

Hai presente quando tuo padre vuole farti fare una cosa e per convincerti tocca l’unico punto di debolezza del tuo essere? 

Amo i cavalli e con uno scambio accettai le sue condizioni.

Era  il 1988 quando mio padre decise di trasferire definitivamente tutta la famiglia nelle montagne della Valsassina, una splendida  valle  sopra il lago il Lecco.

Accettai a malincuore quella decisione, avevo solo 14 anni, il gruppo di amici che avevo era importante per me e con loro mi divertivo, ma il mio amore per i cavalli era più forte.

Ricordo ancora che il tragitto per arrivare in quella valle, che ora considero casa, fino a pochi anni fa mi dava un senso di oppressione; ora le sue montagne così vicine mi sembrano due lunghe braccia pronte a difendermi da ogni male. 

Subito dopo Lecco si sale verso Ballabio: la visuale che si presenta è a dir poco impressionante. Le erte rocce si estendono con le punte rivolte verso il cielo, come fossero tante dita che sembrano voler indicare la meraviglia dell’Universo. Unite, forti e imponenti in tutto il loro splendore, ipnotizzano anima e corpo di chi le guarda, avvolgendoli e trasmettendogli tutta la loro energia. Non potevo distogliere lo sguardo da tanta bellezza. I giganti della Valsassina, è così che mi sentii dare loro quel nome; sono passati ben 34 anni e ancora oggi rimango incantata nell’attraversare quella zona. Un’amore che non cesserà mai.

Finalmente era giunto il mio momento, i cavalli mi stavano aspettando: chi avrebbe mai rifiutato una ragazzina che si metteva gratuitamente a servizio per la pulizia delle stalle? 

Mi diedero subito l’incarico e in cambio mi lasciarono cavalcare i cavalli destinati alle passeggiate.

In un batter d’occhio mi ritrovai immersa nel letame con stivali e pala: mio Dio, ma che razza di contratto avevo fatto? 

All’inizio fu davvero dura: l’odore dei liquami era così forte che dovetti mettere un fazzoletto davanti alla bocca per poter respirare, ma in breve tempo mi abituai, tanto da non sentire nemmeno più quell’odore sgradevole. 

Le carriole piene di letame erano davvero pesanti; io ero costretta ad ammucchiarlo fino a formare un cumulo che, per arrivarvici sopra, ero costretta ad attraversare un asse di legno così stretto che se avessi perso l’equilibrio ci sarei caduta dentro… Meglio non pensare a quei momenti. 

Lavoravo tutti i pomeriggi nella stalla, mentre al mattino lavoravo al bar dei miei genitori dalle 6 alle 14:00; poi fuggivo dai “miei” cavalli.

Il maneggio era diventata la mia seconda casa: l’unica cosa che mi rendeva felice era stare con i cavalli.  Avevano smesso di guardarmi con aria stupita e diffidente, iniziavano a riconoscermi e a sentire quando arrivavo,  le loro orecchie mi dicevano tutto. 

 Era meraviglioso accarezzare il loro pelo lucido e setoso, passavo ore intere a spazzolarli, e quando non uscivamo in passeggiata, mi dedicavo alla pulizia. Passavo gli zoccoli in modo minuzioso,  ricordo molto bene il loro peso: quando non volevano  alzarla, spingevo la mia spalla contro la loro, facendoli  flettere di lato, cosi che spostassero il peso e la zampa salisse con semplicità.  Poi passavo alla criniera,  pettinandole con delicatezza per non spezzare i crini: erano entrambi cavalli meravigliosi ed era come se capissero che li stavo riempiendo di coccole e attenzioni. Avevo solo 14 anni ma ero la ragazzina più felice del mondo!

 Io li rispettavo e loro rispettavano me; che sintonia divina, impossibile da dimenticare.

Ero diventata brava a cavalcare, mi sentivo sicura e salda in sella, e il mio corpo si fondeva con quello dell’animale. Li cavalcavo tutti e nello stesso momento riuscivo a sentire il loro stato d’animo… Anche il mio si modificava in base al loro.

Uscire in passeggiata con il gruppo di turisti era diventato di routine durante i fine settimana e li io aiutavo nella preparazione dei cavalli, nella loro “ vestizione”. Ricordo quel giorno, eravamo in molti – troppi – e avevamo superato il limite consentito per gestire in serenità la preparazione per una passeggiata tranquilla…Avevo intuito che occorreva mantenere i nervi saldi! L’eccitazione dei turisti, le urla dei bambini e la confusione che avevano creato incuriosivano i cavalli.

Sottosella, sella, imboccatura, martingala, tutti allacciati al punto giusto, alcuni dei cavalli avevano persino paraglomi e parastinchi. Insomma, ogni cavallo aveva il suo vestito e ormai eravamo arrivati a quota 20.

Dovete sapere che quando si mette la sella sul cavallo, lui gonfia l’addome come atto di difesa e tensione, soprattutto quando sente il sottopancia. In quel momento è bene agganciarlone tirarlo solo dopo avergli fatto fare un giretto, in modo da farlo rilassare e poi tirare molto stretta quella fascia. 

Era ormai davvero tardi e la trepidazione dei turisti si sentiva dappertutto. Avevo controllato tutte le selle ed erano salde, la mia l’avrei vista per ultima dato che non c’era tempo.

Tutti iniziarono a salire sui cavalli senza aspettare i consigli che di solito davamo all’inizio del tour; c’era molto scompiglio e fortunatamente i cavalli erano abituati alle passeggiate ma non alle urla delle donne agitate.

Via! pronti in sella e si parte verso una nuova sensazione di libertà. 

Cavalcare nei prati con l’erba alta dava la percezione di   fluttuare nel vento. La simbiosi con l’essere più bello della terra era unica: il suo fiato con il mio, il mio corpo con il suo, in una danza di unione perfetta, senza fatica. La passeggiata era stata meravigliosa, tra i sentieri tra Pasturo e Introbio, abbiamo costeggiato il fiume e ammirato tutte le bellezze della valle verdeggiante.

Era il momento di tornareindietro e i cavalli iniziarono a spingersi in velocità.  Tutti avevamo ancora voglia di una bella cavalcata, l’ultima. Io ero davanti al corteo, ma non volevo andare troppo veloce: quando un cavallo sente che sta tornando alla scuderie si lascia prendere dalla foga, a  volte in modo esagerato.

Optai per un galoppino trattenuto e leggero  nel sentiero di ritorno ma ad un certo punto sentii la sella improvvisamente leggera e molle, non feppure neppure in tempo a rendermene conto che scivolai di lato in una caduta rovinosa. Si alzò un gran polverone e tutt’ora non mi spiego come fecero a non calpestarmi tutti quei cavalli dietro di me. Ricordo il dolore al fianco, la coscia che bruciava, la polvere, le urla delle donne, la forza che impiegai per alzarmi, nascondendo i dolori e dicendo che non era nulla. Ricordo la risalita in sella, le lacrime che avrei voluto far scorrere ma che trattenni – ora non lo faccio più e piango per nulla, gioia o dolore! –

Eravamo davvero in tanti, ma come fu possibile non venir calpestati in una situazione del genere? I turisti raccontarono che i cavalli si spostarono da soli e neppure loro riuscirono a capire cosa stesse accadendo.

Dicevano che era come se da quella parte ci fosse stata una protezione, solo dopo capirono cosa era accaduto ma non riuscirono comunque a spiegarselo.

Quella svista, quella noncuranza del mio cavallo, mi obbligò a letto una settimana. Non andai in ospedale per accertamenti, avevo detto ai miei genitori che muovevo tutto ma il dolore era lancinante non appena mi muovevo dal letto. Dal fianco fino a metà coscia avevo tutta la pelle livida, ancora oggi è rimasta una grande macchia rossa di capillari rotti come ricordo di quel giorno. Restai a riposo forzato per una settimana, i sette giorni più dolenti della mia vita; ma i cavalli avevano bisogno di me, o meglio, io avevo bisogno di loro, così passato quel momento tornai zoppicante al maneggio con una bella esperienza che mi sarei portata dietro per sempre.

E fu così che iniziarono le mie avventure con i cavalli. Pochi anni dopo acquistai un meraviglioso esemplare andaluso dalla criniera imponente: era tutto muscoli, un castrato tardivo che dovetti affrontare a bastonate, ma questa è un’altra storia che vi racconterò la prossima settimana.

Ogni volta che accade un avvenimento inspiegabile, la nostra mente cerca di trovare a tutti i costi una soluzione, ma a volte la risposta la può comprendere soltanto la nostra Anima.

L’ho sentito in quel momento, mentre stavo cadendo. La mia vita è stata in serio pericolo ma Lui era lì: il mio Angelo ha evitato il peggio e la testimonianza dei cavalieri ha rafforzato il mio sentimento. L’Entità spirituale reale incarnata da queste figure possiede immensi e Prodigiosi poteri, Virtù, capacità di azione, forme:

settantadue cavalieri sono preposti al nostro servizio con le loro Legioni di Energi

(tratto dal Libro “Haziel, il grande libro delle invocazioni ed esortazioni).

Se hai sfide da affrontare e ti senti come se mancasse qualche cosa al tuo IO, cerca di rimanere concentrato e indossa un accessorio  che ti dia la forza per mantenere la tua centratura. 

In aggiunta, ti lascio il link per scaricare gratuitamente la guida al gioiello del mese di Marzo al suo interno troverai anche un piccolo regalo a te dedicato, utilizzabile fino alla fine di marzo scarica guida

Ti aspetto venerdì prossimo dove ti racconterò di un’altro evento accaduto con un bellissimo cavallo andaluso Hermoso, e anche il quel momento non era giunta la mia ora. 

Un abbraccio…

Saphira.

 

Correzioni e proofreading

Angela Baldelli