MI ARRESI ALLA SEDIA A ROTELLE…

“Ti sei ammalato e devi curarti!”

Tutti ci sentiamo dire questa frase, chi spesso e chi un po’ meno, e tutti ci fidiamo ciecamente di ciò che il nostro dottore ci consiglia. Sono sicura che è successo anche a te, ai tuoi figli, ai tuoi cari. Vai in farmacia e con fiducia prendi tutte le medicine che ti ha prescritto. Guardi quella quantità di scatole che porti nel sacchetto, leggero tutto sommato, e pensi che siano cosa da nulla, ma poi quella leggerezza si trasforma in un incubo e ti mangia l’Anima… “Ma dai, che cosa dici? Tu sei fuori, cosa vuoi che siano due pastigliette e uno sciroppino, sei una mamma psicotica e prevenuta!” Ah si? Continua a leggere e poi mi dirai il tuo pensiero, sono davvero curiosa di sapere cosa penserai alla fine di questo racconto.

Finalmente era arrivata la primavera: la natura stava riprendendo i suoi colori meravigliosi, il verde dei boschi faceva da padrone alle montagne intorno a noi e i profumi aleggiavano nell’aria. 

Chiara era sempre felice e soprattutto, nelle belle giornate di sole, amava stare all’aria aperta, inventandosi qualsiasi tipo di gioco pur di stare in giardino. E’ sempre stata uno spirito libero e la sua determinazione mi faceva cedere ogni volta che volevo farla rientrare: correva a destra e a sinistra, seguendo api e farfalle e ridendo con loro per la gioia della vita. La mattina seguente, appena sveglia, Chiara si lamentò di un dolore alla gola: “Ma sì”, le dico “è il solito mal di gola, poi passerà”, ma toccandola mi accorsi che le tonsille erano gonfie. 

Una bella visita dal pediatra ci risolverà tutti i problemi, ho pensato. Nel pomeriggio raggiungemmo il dottore vicino a casa che, dopo la solita visita, prescrisse a Chiara un antibiotico. 

Era già successo, per cui senza indugio andai in farmacia per acquistarlo, accorgendomi però che era diverso da quello già preso, ma non ci feci caso e tornai a casa con il mio bel sacchettino di medicine. Chiara era contenta perché in casa era libera di giocare e di fare qualunque cosa le piacesse, come tutti i bambini di otto anni. 

Prese il suo bicchierino di antibiotico e fuggì in camera sua per continuare la sua avventura tra casette di tenda e caverne di piumoni, gioiosa più che mai.Passarono esattamente 4 ore, quando Chiara mi disse che sentiva dei dolori ai piedi, come se degli spilli le stessero pungendo tutta la pianta del piede: iniziò ad urlare dal dolore appena cercai di toccarli o di appoggiarli per terra. Chiamai disperata il pediatra che ci fece andare urgentemente al pronto soccorso. 

Presi Chiara in braccio con quel suo corpicino esile e partimmo verso l’ospedale più vicino: cercai di dirle che sarebbe stata bene e sorridendole la rassicurai, anche se in quel momento pure io ero spaventata, anzi, ero tormentata da mille pensieri e la certezza di aver fatto un grave errore mi attanagliava l’anima, “Passerà, mi ripetevo, passerà…”. Da quel giorno la nostra vita cambiò. 

Ci recavamo quasi tutti i giorni in un ospedale diverso: le attese al pronto soccorso diventarono estenuanti, lunghe e incessanti con Chiara tra le mie braccia. Non volevo arrendermi all’evidenza, così andammo avanti, ma le risposte dei medici erano sempre vaghe e incerte sulla causa della fuoriuscita di liquido intramuscolare che le aveva riempito la pianta dei piedi: “Non sappiamo dirle altro, provi questo, provi quello”. 

Le settimane passavano e Chiara, pur in quella situazione, non aveva perso né il sorriso né la forza, girava per tutta casa strisciando, tirandosi dietro quel corpicino; non potevo guardarla così, avevo l’anima in fiamme e reagì con forza, dovevamo almeno cercare di renderle le giornate il più normale possibile, anche se normali non erano. 

Mi arresi alla sedia a rotelle, facendole pensare che fosse un gioco, riprendemmo a vivere la nostra quotidianità e Chiara tornò a scuola. 

L’aiuto delle maestre e degli amici fu’ una manna dal cielo, era sempre assistita e non la lasciavano mai sola: lei si faceva coccolare da tutti, sorridendo, ma dentro soffriva per essere diventata “ la diversa”. Con quanta leggerezza il medico le aveva prescritto quell’antibiotico? Con quanta leggerezza i medici ci guardavano senza avere il coraggio di descrivere che ciò che era successo, da cosa era dipesa quella situazione? Lessi, troppo tardi, che in Inghilterra quel farmaco aveva causato una serie di decessi, ma come era possibile che là fosse stato bandito e che in Italia fosse ancora sul mercato? Il Bactrim era un veleno mortale e io lo avevo dato alla mia bambina. I tormenti non mi abbandonavano mai né di giorno mentre la guardavo, né di notte quando sotto le coperte le ombre della mia anima arrivavano a bussare al mio cuore. 

Che madre ero? Io avevo avvelenato la mia bambina e il suo futuro sarebbe stato per sempre difficile… Le visite proseguivano,  così come i giorni, le preghiere e la spossatezza contro una lotta che sembrava senza fine. Contattammo un medico di Milano, tramite un caro amico, una visita in più o in meno non faceva più differenza, ne avevamo incontrati davvero molti.

Non avevo intenzione di arrendermi e come nell’articolo precedente (se non l’hai letto clicca qui) strinsi i denti e proseguii!

Durante la visita iniziò a toccare Chiara in modo strano, partendo dalle cosce ancora più magre e scendendo con dei massaggi di pressione, facendole fare dei movimenti che non avevamo mai visto fare da nessun altro medico: sembrava che Chiara sentisse meno dolore, anche se i piedini erano ancora duri e doloranti diceva di riuscire a sopportarne la pressione.

Non credevo alle mie alle mie orecchie! 

Non urlava dal dolore e sembrava resistere… Allora c’era una speranza, allora Chiara poteva tornare a camminare! Avrebbe potuto farcela e il dottore ci diede una speranza: con un bel lavoro duro e faticoso Chiara avrebbe potuto tornare a rincorrere le farfalle e così fu. 

La gioia di quel giorno fu immensa, chiamai subito a casa per dare la bella notizia, una nuova vita stava nascendo per lei. 

Ringraziai il cielo e tutt’oggi, a distanza di 13 anni, lo ringrazio ogni giorno per aver portato ancora la Luce nei nostri cuori. Chiara ha superato molte difficoltà di salute in seguito ma sempre a testa alta e con l’anima rivolta verso il cielo, portando gioia e forza a tutte le persone che si avvicinano a lei. L’energia positiva che emana la senti appena ti sorride, e ti scalda il cuore: Chiara è pronta ad aiutare chi ha più bisogno. 

Credo davvero che l’Universo ci metta di fronte a delle sfide per vedere se siamo degni del suo amore incondizionato e se siamo pronti a donarlo. Chiara non toglie mai la sua protezione: ha provato a rimanerne  senza, ma dice che si sente persa e che con essa è al sicuro. Fai come me, dona ai tuoi figli un aiuto che li protegga tutti i giorni e che li tenga centrati, soprattutto in un periodo difficile come quello che stiamo passando. 

Correzioni e proofreading

Angela Baldelli