È possibile che il tuo corpo rifiuti di fare qualcosa e che metta in pericolo la tua vita pur di non accettare quella situazione? Sono morta.
Sì è possibile, l’Angelo è al nostro fianco e fa valere il giusto. Solo dopo l’accaduto ci accorgiamo che Lui veglia su di noi.La mia famiglia è sempre stata molto unita: eravamo una di quelle famiglie semplici, così pensavo allora, ma col tempo mi dovetti ricredere.
Sia io che i miei fratelli avevamo una malattia del sangue e tutti i mesi eravamo costretti a fare la puntura di penicillina. Quando il liquido penetrava nella pelle, sentivamo bruciare tutta la “ciappetta”, e ogni volta scendevano i lacrimoni sui nostri visini. Ormai era un rituale per noi ma nessuno riusciva ad abituarsi davvero a quel dolore.
Il medico ci aveva consigliato di mangiare carne rossa ma quando la vedevo nel piatto il mio rifiuto era totale. Le urla e gli scappellotti di mia madre persistevano senza arrendersi, quella che cedeva ero sempre io. A volte mi rassegnavo al fatto che mangiare la carne mi avrebbe solo fatto bene e, con disgusto, portavo la forchetta alla bocca. Spesso inghiottivo il boccone senza masticarlo, così la tortura terminava presto e il sapore non rimaneva in bocca.
I miei fratelli erano felici perché la carne gli piaceva molto, allora io cercavo di passargliene qualche pezzetto di nascosto sotto il tavolo. Così come le punture, anche quello della carne era diventato un rituale solo che io, la più piccola e la più pestifera, non lo volevo accettare.
Le mie lamentele erano inutili, la mamma aveva sempre un atteggiamento di forzatura così forte che rifiutarmi era diventato impossibile.
Quel giorno c’era il sole, era il compleanno di mia sorella Elena, e nel pomeriggio, alcuni amici e parenti sarebbero venuti da noi per festeggiare. Eravamo tutti a tavola e, per l’ennesima volta, vedo arrivare un piatto con una fetta di carne estremamente cotta.
Sentivo salire il disgusto, che dalla pancia arrivava fino alla gola con un senso di nausea. La mamma mi guardava con la solita espressione di rimprovero e attendeva in silenzio: iniziai a masticare il primo boccone, ricordo la durezza della carne sotto i denti e il lungo ruminio per spezzare le venature e poterla inghiottire.
I miei dentini erano così piccoli che per sminuzzarla ci avevo impiegato molto tempo e con lo sguardo di mia madre fisso non potevo neppure mandarla giù intera. Il primo boccone era andato, ma era solo il primo.
Per finirla tutta avrei dovuto passare l’intera giornata a masticare, la festa sarebbe iniziata a breve e io di certo me la sarei persa. Andai avanti con la seconda forchettata, avevo fretta, ma non appena inghiottii il pezzo di carne sentii il boccone separarsi in due pezzi uniti e bloccarsi nella parte profonda della gola.
Una delle due parti aveva preso la via dell’esofago e non mi permetteva di respirare.Iniziai a tossire sempre più forte, cercando di espellere il pezzo di carne, ma non c’era nulla da fare, era troppo in fondo.
Mi alzai in piedi, e solo in quel momento mio padre capì cosa stesse accadendo.
Tutto avvenne in pochissimo tempo: le dita di mio padre nella gola continuavano ad andare in giù per afferrare quell’orribile pezzo di carne, troppo profondo per essere preso. Ricordo quel momento in modo limpido.
I miei polmoni chiamavano aria e lo sforzo per tirarne dentro anche solo un pochino era spaventoso, mentre mio padre faceva di tutto per tirar fuori l’intruso dal mio piccolo corpicino. L’assurdità di quel momento e il rifiuto per quella situazione mi tormentarono.
I miei occhi si riempirono di lacrime, bagnando tutto il viso, la saliva mi correva lungo il collo e le mani bagnate di mio padre in gola ruotavano le dita in tutti i modi possibili.
La testa era voltata all’indietro sotto la pressione di quell’uomo e il calore del mio corpo si era concentrato nella testa, ricordo le pulsazioni forti nelle tempie. Ero spossata, non avevo più forze per resistere, per combattere, e mi lasciai prendere dalla rassegnazione. Ricordo molto bene che in quel momento guardai mio padre, il suo viso era sopra il mio, e vidi l’espressione di terrore nei suoi occhi azzurri e tutta la preoccupazione che stavo creando in famiglia.
Basta, era ora di finirla. Basta alle urla che sentivo intorno, basta ai gesti di mio padre. Dissi dentro di me: “Lasciami andare, non voglio più lottare”. Era calato il silenzio, non sentivo più nulla, era giunta la pace.
D’un tratto, sentii un dolore immenso infiammarmi la schiena che mi fece rimbalzare sul tavolo e tra le braccia di mia madre. Mio padre mi aveva colpito con forza da dietro, così che il boccone uscì dalla bocca, liberando le vie e facendomi respirare di nuovo.
Non mi mossi dalla sedia per qualche minuto. Volevo stare lì, ferma immobile, per riprendermi da quegli attimi di puro dolore, di puro terrore, e ristabilire il senso della realtà. Alzai la mano a palmo aperto, non volevo essere toccata, nessuno doveva toccarmi, quel momento era stato troppo violento per il mio corpo che ripudiavo anche il semplice tocco. Restai in quello stato per tutto il giorno, sembrava che nulla avesse più importanza, la festa di compleanno di mia sorella o le parole che tutti dicevano nell’arco del pomeriggio.
La cosa più importante era che fossi ancora presente e guardando mio padre tutto si focalizzò su di lui. Forse fu proprio in quel momento che il nostro legame divenne così saldo come lo è oggi, dopo quarant’anni da quella esperienza.
Ci rendiamo conto del motivo di ciò che è accaduto solo a distanza di tempo, prima siamo troppo immaturi e ciechi. Solo l’esperienza ci da la possibilità di elaborare la situazione dandoci le risposte al quesito, anche se a volte non siamo in grado di farlo. L’Angelo è al nostro fianco.
Nulla capita per caso e anche in quel momento, il mio Angelo ha fatto in modo di arrivare all’orecchio di mio padre. Perché quel colpo sulla schiena non l’ha compiuto subito? Perché ha aspettato così tanto, fino al punto che stavo per morire?
Lui ha deciso quando sarebbe stato il momento giusto, per insegnarci la lezione che dovevamo imparare.
Abbiamo una missione da compiere e anche tu, caro lettore, hai la tua. Non sai ancora quale? Lo capisco perfettamente, e proprio per questo ti consiglio di affidarti a Lui e più lo farai, prima troverai la tua pace e il tuo cammino.
Lasciati Aiutare dalle energie che infondiamo e porta sempre con te il tuo scudo, per poter affrontare tutti giorni di questa meravigliosa e immensa Vita.
Ti lascio il link per scaricare gratuitamente la guida al gioiello: al suo interno troverai anche un piccolo regalo a te dedicato scarica guida Non perdere questa fantastico dono perchè è valido solo per il mese di maggio.
Correzioni e proofreading
Angela Baldelli